Museo Archeologico F. Ferrari
Il museo archeologico “Filippo Ferrari” fu inaugurato nel 1999 come esposizione temporanea; è stato poi arricchito e reso un museo permanente, con un allestimento su sei locali.
La sala d’ingresso ospita i materiali superstiti degli scavi effettuati agli inizi del ‘900 da don Filippo Ferrari nella necropoli di Comino e l’importante documentazione rinvenuta nell’archivio parrocchiale: si tratta di foto, appunti e disegni eseguiti personalmente dal parroco, oltre al manoscritto originale del libro pubblicato nel 1913, con la descrizione e le fotografie di tutti gli oggetti della raccolta.
Le due sale successive espongono i corredi della fase più antica della necropoli riportata alla luce tra il 1998 e il 2005, quella delle tombe sotto tumulo di pietre, databili al IX secolo a.C.: la sala 2 presenta il materiale rinvenuto nelle sepolture maschili, mentre la vasta sala 3 è dedicata ai corredi femminili e infantili.
Le vetrine espongono splendidi gioielli in bronzo e pasta vitrea, collane, pendagli, bracciali, anelli, spille e fibule indossati da donne e fanciulli di entrambi i sessi; spettacolari appaiono le armi e le grandi fibule in bronzo dei guerrieri e gli ampi vasi biconici decorati a meandro. Il tutto dimostra l’alto rango degli individui vissuti ai piedi della Maiella quasi tremila anni fa e sepolti in tombe monumentali.
Sotto il pavimento della Sala 2 è stata ricostruita a grandezza naturale la Tomba 38, detta del “guerriero di Comino”, così come si è presentata agli occhi degli scopritori il 2 dicembre del 1999: utilizzando materiali “moderni”, come silicone e resine sintetiche, si è riusciti a creare l’illusione di avere sotto i piedi un’autentica sepoltura del IX sec. a.C. (il corredo originale è esposto nel Museo Archeologico Nazionale “Villa Frigerj” di Chieti).
Le sale seguenti sono dedicate ai corredi dell’epoca arcaica (VII-VI sec.a.C.) ed ellenistica (V-III sec.a.C.) della necropoli.
La sala 4 ospita anche una copia in pietra a grandezza naturale della famosa “stele di Guardiagrele”, una lastra calcarea che riproduce le fattezze di un guerriero, risalente al VII secolo a.C.: la sua provenienza dall’area di Comino è accertata, ma ignoto risulta il luogo esatto del rinvenimento, avvenuto negli anni ’60 del ‘900; l’originale è esposto al Museo di Chieti.
Nelle sepolture marrucine di età ellenistica, la fase storica più recente documentata a Comino, le ceramiche appaiono ormai influenzate dalle tipologie importate dalla Magna Grecia: sono esposti diversi esemplari di skyphos, una sorta di bicchiere con due manici sull’orlo, e di oinochoe, la tipica brocca da vino monoansata.
Nelle tombe sono inoltre presenti ciotole e coppe a vernice nera, con o senza anse, e grosse “olle” che contengono al loro interno un piccolo attingitoio. Anche in questo periodo non mancano elementi indicatori di un rango superiore, come i vistosi ornamenti femminili della Tomba 31, oppure il ricco corredo della Tomba 22 (cinturone in bronzo, lancia, spiedi e alari in ferro, vasellame di pregio in bronzo e in ceramica), appartenente a un guerriero vissuto nella seconda metà del IV secolo a.C.