Chiesa e complesso conventuale di San Francesco



L’edificazione del complesso conventuale di San Francesco prese avvio nel 1276, a seguito del consenso diocesano ottenuto dalla contessa di Manoppello Tommasa de Palearia per la donazione della preesistente chiesetta di San Siro - all’epoca posta ai margini dell’abitato di Guardiagrele - ai Francescani, stanziati fuori dalle mura cittadine.
I frati Minori avviarono da subito l’opera di costruzione della loro nuova residenza, sostituendo all’antica San Siro la nuova chiesa, intitolata al Santo fondatore dell’Ordine. A navata unica e con tetto a capanna, come consuetudine delle costruzioni francescane, la chiesa aveva un chiostro a due ordini addossato al fianco sinistro; al pian terreno si aprivano le officine dei frati, mentre al piano superiore erano gli ambienti residenziali.
Intorno al 1320 venne realizzato il portale cuspidato di facciata, riferibile alla scuola del maestro lancianese Francesco Perrini. Il complesso acquisì enorme rilevanza a partire dal 1343, quando il conte di Manoppello Napoleone Orsini vi fece traslare le spoglie di san Nicola Greco, un monaco basiliano vissuto a cavallo dell’anno 1000 e sepolto nell’area del castello di Prata, nei pressi di Casoli: l’arrivo delle reliquie trasformò la chiesa conventuale in uno dei santuari più frequentati della regione.
Negli anni ’80 del Trecento vennero apportate modifiche alla copertura della navata e, contemporaneamente, avviati i lavori per la realizzazione e la decorazione della cappella di San Leone, che il conte Napoleone II Orsini voleva destinare a sua estrema dimora terrena. Il complesso rimase sostanzialmente immutato fino ai secoli XVII-XVIII, quando una imponente campagna di lavori ne mutò radicalmente il volto. La chiesa venne sopraelevata e decorata internamente con altari di gusto barocco, con conseguente adeguamento della facciata (modificata con un coronamento orizzontale), necessario per mascherare la sopraelevazione della copertura.
Contemporaneamente veniva realizzata una nuova ala del complesso, che ancora oggi delimita il lato occidentale della piazza parallelamente alla navata della chiesa. All’interno trovarono posto grandi tele dipinte, databili quasi tutte al Seicento, alcune delle quali commissionate da importanti famiglie guardiesi: si segnalano una Madonna col Bambino e santi, una Annunciazione e una Santa Lucia.
Notevole l’altare maggiore, ricomposto alla fine del Seicento con importanti elementi recuperati dall’altare che si trovava nella cappella di San Leone, anch’essa dismessa negli stessi anni. Si tratta di un grande sarcofago di marmo rosso di Verona decorato da una teoria di archetti ogivali in marmo bianco, databile agli inizi del Quattrocento; al suo interno sono state custodite le reliquie di san Nicola Greco fino al 1890, quando vennero trasferite in un’urna di legno dipinto e cristallo posta nel coro alle spalle dell’altare. Notevoli anche gli stalli del coro ligneo settecentesco. Nel vano che un tempo costituiva la cappella di San Leone, profondamente modificato, trova oggi posto un piccolo museo dove sono esposti gli ex-voto donati dai fedeli al santuario.
Il chiostro e gli altri annessi conventuali, passati di proprietà del Comune dopo la soppressione degli ordini monastici, ospitano gli uffici comunali e ben tre musei: il Museo Archeologico “F. Ferrari”, il Museo del Costume e delle Tradizioni e l’Antiquarium medievale, quest’ultimo ancora in allestimento e prossimo all’apertura.