Chiesa di Santa Maria Maggiore










Il duomo di Santa Maria Maggiore costituisce il più rilevante e articolato complesso monumentale cittadino ed è il risultato di ben otto secoli di trasformazioni architettoniche ed artistiche.
La primitiva Santa Maria venne edificata, tra la fine del XII e l’inizio del XIII sec., all’esterno della prima cinta muraria della Guardia, con funzioni di chiesa cimiteriale. A seguito dell’espansione urbanistica della città, promossa dalla famiglia de Palearia - all’epoca conti di Manoppello - l’edificio perse la sua iniziale funzione, per acquisire il ruolo di fulcro della vita pubblica cittadina.
A partire dal 1243 venne interessata da una campagna di lavori che la dotarono di un presbiterio sopraelevato, al di sopra di un’ardita volta ribassata posta a scavalcare la via dei Cavalieri; già nella seconda metà del secolo, intorno all’edificio, si amministrava la giustizia e si rogavano gli atti notarili.
Nella prima metà del Trecento la chiesa acquisì un discreto patrimonio fondiario e si dotò di un imponente corpus di corali miniati per le funzioni liturgiche, costituito da un Graduale in tre volumi e un Antifonario in quattro volumi. Nel 1365, per volere del nuovo conte di Manoppello Napoleone Orsini, venne elevata al rango di chiesa collegiata e poi ampliata mediante la realizzazione di due porticati sui due prospetti laterali dell’edificio; la cappella di San Giovanni Battista, eretta pochi anni dopo, divenne la cappella funeraria della famiglia Orsini.
Agli inizi del Quattrocento venne introdotta la denominazione di Santa Maria Maggiore e, a seguito della cacciata degli Orsini, la nascente Universitas cittadina, che proprio nell’edificio riuniva i suoi parlamenti, promosse l’edificazione dell’imponente torre campanaria, inserita all’interno della facciata duecentesca. Intorno agli anni ’30 del secolo, maestranze teutoniche, forse giunte al seguito di Gualterius de Alemania e ancora attive in Abruzzo, realizzarono lo splendido portale gotico di facciata, impreziosito nella lunetta dal gruppo scultoreo dell’Incoronazione della Vergine, opera di Nicola da Guardiagrele, il maggior artista abruzzese del Quattrocento; lo stesso Nicola, nel 1431, realizzò una preziosa croce processionale in argento sbalzato e smalti, purtroppo trafugata nel 1979 insieme ai corali miniati trecenteschi e recuperata solo in parte.
Intorno alla metà del secolo venne affrescata da artista ignoto una delicata Madonna del Latte sotto il portico settentrionale, mentre nel 1473 il pittore Andrea Delitio dipinse un ben più imponente San Cristoforo sotto il porticato meridionale.
Aggiunte prevalentemente decorative furono apportate tra 5 e ‘600, mentre un drastico intervento edilizio del 1706 mutò radicalmente l’aspetto della collegiata: sul retro dell’edificio venne infatti realizzata la chiesa della Madonna del Riparo (oggi San Rocco, dalla gradevole ornamentazione barocca), che servì da soccorpo a un’imponente sopraelevazione che innalzò al primo piano l’intera navata, raddoppiandone la lunghezza; la nuova aula venne decorata con grandi altari di stile barocco, che accolgono tele e statue di santi.
Nel 1882 l’originario portico trecentesco venne prolungato oltre via Cavalieri, per tutta la lunghezza del prospetto meridionale. Nel corso del Novecento è stato necessario reintegrare diversi elementi lapidei decorativi dell’esterno, ormai deteriorati, e riparare i gravi danni inflitti all’edificio dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, in particolare ai due porticati laterali.
Nel 1987, in quella che era l’originaria aula della chiesa al piano terra, ormai dismessa a seguito della sopraelevazione settecentesca, è stato allestito il Museo del Duomo, che espone l’Incoronazione della Vergine e i frammenti della croce di Nicola da Guardiagrele, due dei corali miniati finora recuperati ed altri tesori artistici provenienti dalle chiese guardiesi.