Antiquarium Medievale "Antonio Cadei"






Sala 1
La Sala 1 dell'Antiquarium medievale di Guardiagrele ospita la reception e gli altri servizi per l'accoglienza dei visitatori.
Insieme a due grandi leoni stilofori in pietra, di provenienza erratica, probabilmente appartenuti ad antichi portali di chiese cittadine, espone un reperto
scultoreo di notevole interesse: si tratta di un grande capitello in pietra, fortuitamente rinvenuto nel 2013, durante i lavori di sistemazione dell'Orto Santoleri.
L'area, oggi adibita a raccolto e suggestivo spazio pubblico, all 'aperto, era in passato occupata dal chiostro del monastero morronese di San Pietro confessore, edificato a partire dal 1313 pervolere del nobile Vinciguerra da Guardiagrele.
Il grande edificio monastico, ancora miracolosamente in piedi nel 1801 nonostante fosse sta to abbandonato dai religiosi di Pietro del Morrone/Celestino V già alla metà del Seicento, è stato quasi completamente abbattuto nel corso del XIX secolo e sostituito dalla moderna chiesa della Madonna del Carmine; uniche strutture superstiti del monastero sono una porzione di torre campanaria e due portali, visibili lungo via Modesto Della Porta.
SALA 2
Gli elementi scultorei esposti nella Sala 2, confermando quanto emerso dallo studio delle fonti documentarie, testimoniano l'avvio di un rapido sviluppo architettonico e urbanistico della città a partire dall'età normanno-sveva (XII-XIII secolo), proseguito poi per tutta la fase angioina ed aragonese. Tra i materiali più antichi, cronologicamente collocabili agli inizi del Duecento, si segnalano un frammento di portale e due porzioni di architravi decorati con leoni e fiori entro girali vegetali, forse parti di un ambone.
Alla fine del XIII o inizi del XIV secolo si datano invece un candelabro per il cero pasquale e un grande fonte battesimale, ornato dei simboli degli Evangelisti, provenienti da Santa Maria Maggiore. Trecenteschi sono i due leoni in pietra e numerosi reperti scultorei di provenienza erratica, come animali stilofori e capitelli a motivi vegetali. Alla fine del Trecento si datano, infine, alcuni materiali riferibili a due sontuose cappelle gotiche volute dalla famiglia Orsini nei principali edifici religiosi della città: la cappella di San Giovanni Battista, ubicata nel coro sopraelevato di Santa Maria Maggiore, e la cappella di San Leone Il papa, voluta da Napoleone II Orsini nella chiesa di San Francesco, ultimata nel 1400.
SALE 2 - 3
Sulla parete di fondo della Sala 2 e nella Sala 3 è esposto quanto resta dell'opera di maestranze teutoniche, attive in città e nell'area della Maiella agli inizi del XV secolo, dedite principalmente alla scultura di eleganti arredi liturgici e monumenti funerari.
Si tratta, in particolare, di due altari a parete, costituiti da archi ogivali in conci di pietra lavorata poggianti su colonne avvolte da rigogliosi tralci vegetali, ed altri frammenti che, con tutta probabilità, provengono dalla chiesa di Sant'Antonio abate, completamente stravolta nel XVIII secolo. Sempre riferibile al primo ventennio del Quattrocento è la porzione di parete muraria con frammento di affresco, le cui esigue dimensioni non consentono, per ora, di individuare con certezza quale santo, o santa, raffiguri.
All'opera di scultori seguaci dei modi di Matteo Capro da Napoli e di Megolo da Penne, rimanda invece una serie di lavori, di incerta provenienza e collocazione, caratterizzati dalla raffigurazione, su capitelli e mensole, di volti maschili e femminili assai espressivi: esempio tra i più raffinati di tale produzione resta la famosa mensolina con i tre volti femminili parzialmente compenetrati tra loro, di fattura davvero pregevole. Tra i numerosi frammenti di statuaria, quasi tutti raffiguranti Madonne e santi provenienti da altari dismessi durante i rifacimenti barocchi delle chiese guardiesi, si connota per l'accentuato patetismo espressivo il gruppo del Compianto, formato da una statua di Cristo deposto dalla croce, dalla resa anatomica assai enfatizzata, e da due angioletti inginocchiati.
Tardo quattrocentesca, infine, è la statua a figura intera di un personaggio che, di volta in volta, è stato identificato con un monaco o un vescovo (indossa la pianeta e il pallio), sebbene la cuffia che ha in testa sembrerebbe più consona a un laico.
SALA 4
L'ultima sala dell'Antiquarium conserva reperti scultorei che a tutt'oggi è difficile ricollocare nei propri contesti di provenienza, a causa dei terremoti, di eventi bellici o dell'opera rinnovatrice dell'uomo, che hanno spesso stravolto gli originari complessi architettonici che li ospitavano; si tratta di materiali di epoca medievale cronologica mente collocabili tra Tre e Quattrocento, ma con alcune interessanti testimonianze di età rinascimentale e barocca, provenienti prevalentemente da Santa Maria Maggiore, San Francesco e San Nicola di Bari.
Tra porzioni di cornicioni, arcatelle, capitelli, mensole a figurazione antropomorfa e zoomorfa e frammenti di statue, si segnala una scultura acefala vestita di corazza e mantello, che i due monconi di ali sulla schiena portano senza dubbio a identificare con san Michele arcangelo, del quale, però, è ignota la originaria collocazione.
Due rocchi di colonna scanalata sormontati da un elegante capitello sono parte di un altare tardocinquecentesco che, al pari di quello ancora esistente sul prospetto meridionale di Santa Maria, era stato posto sul prospetto opposto della chiesa con funzioni di portale. poi rimosso nel Novecento. Sul pavimento è collocato un coperchio di sarcofago di un membro della famiglia d'Ugni, mentre sulla parete è visibile la prima versione dello stemma in pietra dell'Universitas, caratterizzata dalla presenza del solo leone rampante che regge lo stendardo e mancante del bambino nudo con in mano la foglia di palma, che verrà aggiunto in seguito.